L’ottava edizione del convegno “Crescere tra le righe”, organizzata dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori presso Borgo La Bagnaia, nei pressi di Siena, è stata caratterizzata dalla parola “futuro”: il futuro dei giovani tra merito e opportunità, tra valori e social network e il futuro del giornalismo tra carta e web, tra sfide e cambiamento. Ancora una volta giovani, editori e Istituzioni si sono confrontati senza filtri in un’intensa due giorni di lavori condotta da Beppe Severgnini (giornalista del Corriere della Sera) e da Maria Concetta Mattei (uno dei volti storici del Tg2), durante i quali hanno fatto la loro incursione Twitter (tutti i relatori hanno lanciato un tweet di 140 caratteri dal palco) e i semplificatori grafici che hanno tradotto in parole e immagini tutto ciò che accadeva sul palco e tra la platea.

Ad aprire i lavori è stato come sempre il Presidente dell’Osservatorio Andrea Ceccherini che ha esortato gli editori ad essere più orgogliosi e coraggiosi nel tentativo di trovare un nuovo modello di business per provare che sulla rete profitto e qualità dell’informazione possono andare ancora di pari passo: “I direttori spazzino via la polvere dalle loro testate prima che qualcuno spazzi via immobilismo e conservazione. Gli editori devono avere più visione e più coraggio, iniziando a giocare maggiormente in attacco e meno in difesa. Apritevi al cambiamento, perché questa crisi sarà tanto più lunga quanto più non la sfiderete”. E in questo clima di continuo mutamento l’Osservatorio si candida a studiare un nuovo modello che possa evolversi in un’educazione alla cittadinanza 2.0 (vedi il portale ilquotidianoinclasse.it).
Tanti dei relatori presenti, da Federico Ghizzoni (Amministratore Delegato UniCredit) a Alessandro Profumo (Presidente Banca Monte dei Paschi di Siena) a Roberto Napoletano (Direttore Il Sole 24 Ore) hanno puntato sulla meritocrazia delle giovani generazioni nel loro dialogo con gli studenti presenti in sala. “Il nostro modello di società protegge l’esistente, c’è una rigidità al cambiamento, si protegge il manager esperto e anziano e non si dà spazio ai giovani, e questa è una delle ragioni della crisi: non essendoci ricambio generazionale non si riesce a generare crescita.

Noi esportiamo laureati e non ne importiamo” queste le parole di Federico Ghizzoni alle quali fanno eco quelle del Presidente Mussari “Le nuove generazioni hanno delle responsabilità nel mondo in cui vivono: è fondamentale che siano in grado di sostituire le vecchie generazioni. Molti di noi saranno spazzati via. I ragazzi oggi devono essere in grado di creare lavoro, dobbiamo tornare ad avere la mentalità del dopoguerra in cui nasce l’iniziativa imprenditoriale. È bene fare le cose per si è portati” e del Direttore Napoletano: “Dalla precarietà eterna c’è il rischio che nasca una generazione della paura e della sfiducia. Dobbiamo fare in modo che i giovani scelgano l’Italia”.
Sul ruolo dei giornali nello sviluppo dello spirito critico si è molto soffermato il Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha emozionato studenti e l’intera platea con un intervento di elevatissima cultura, definendo i giornali come un esempio per i ragazzi, una sorta di Magister, di maestro, colui che deve avere necessariamente qualcosa in più rispetto alle altre persone, predisponendosi, però, anche all’ascolto: “Il maestro perfetto è colui che valica le frontiere del suo sapere tornando a interrogarsi, tornando a cercare la conoscenza”.

Il Cardinale ha toccato anche il tema di Facebook e dei social network, che ha definito una “terribile bellezza nelle mani dei più giovani”: i giovani possono giovarsi di queste nuovi strumenti solo se terranno ben presenti tre parole, l’indifferenza, la coscienza e il rimorso. A proposito di social network l’intervento del Cardinale si è concluso con un tweet “Date a Cesare quel che è di Cesare, ridate a Dio quel che è di Dio”, in greco 90 caratteri spazi inclusi!
Questa è stata anche l’edizione dei direttori del The Wall Street Journal, Gerard Baker, e del The New York Times, Jill Abramson “nemici” tra le righe per la prima volta insieme sul palco che hanno portato la loro esperienza ma soprattutto la loro visione dell’informazione del futuro, fatta di digitale, interattività e qualità. Gerard Baker parla di un giornalismo di qualità alla ricerca di un nuovo modello di business con al centro il mondo del digitale, che è più veloce nel raggiungere il lettore, grazie ai social network e ai video (a volte sono gli stessi lettori “a fare giornalismo”) senza mai tralasciare l’informazione di qualità.

Jill Abramson punta invece sull’interattività della narrazione per il futuro del giornalismo, passando dalla carta al digitale senza non poche difficoltà vista la resistenza ancora molto forte nei confronti dei nuovi elementi multimediali. E come non citare l’intervento del vincitore del Premio Pulitzer nel 1972, Peter Kann, che ha regalato ai presenti il proprio decalogo per un giornalismo di qualità: che si parli di carta o di web, le regole non cambiano perché ciò che conta è la qualità dell’informazione, l’unica che può permettere una riflessione accurata e il formarsi di un’opinione critica di tutto quello che accade, senza dare mai nulla per scontato.
A chiudere i lavori dell’ottava edizione è stato Andrea Ceccherini che ha esortato i giovani presenti “Giovani, siate spina nel fianco del conformismo, delle masse, di ogni gregge.

John Fitzgerald Kennedy diceva che il conformismo è il nemico della libertà e il carceriere della crescita. Liberatevene” e si è rivolto ancora una volta, come nell’intervista d’apertura ai direttori e agli editori: “Grazie ai direttori dei grandi giornali italiani che hanno dato prova di umiltà e capacità di ascolto. Quest’attenzione è qualcosa che ha reso onore al vostro lavoro. Ai direttori vorrei dire: abbiate più coraggio di cambiare il vostro giornale per davvero, perché c’è bisogno di un giornale che sia meno lento e più rock, meno giurassico e più cool. C’è bisogno che i giornali siano più vicini a quello che chiedete voi. Con un punto fermo: la qualità dell’informazione, che è una componente essenziale della democrazia. Credo che chiedere qualità, più qualità, ancora più qualità, sia un modo per non lasciarvi soli nel mare magnum della rete”.

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